Sara, le mascherine e i poteri forti

12/09/2020

Una ragazza passeggia su e giù per il lungomare di Chiavari, ogni tanto si siede su una panchina e scruta con sguardo attento i movimenti sulla spiaggia libera. Sul polpaccio sinistro, il tatuaggio del simbolo infinito che sembra un otto fa da contraltare alla Venere che sull’altra gamba galleggia nell’aria di un motivo floreale. Un paio di shorts, delle infradito, la capigliatura rasta con i pallini colorati copre in parte la scritta “STAFF” sulla maglietta gialla.

Sara è stata ingaggiata dal Comune e il suo lavoro è quello di osservare passanti e bagnanti per evitare assembramenti e far rispettare l’obbligo di indossare la mascherina, quando il distanziamento sociale è inevitabile. C’è chi li chiama Assistenti Civici o volontari. Dalla cronaca sui giornali vengono chiamati anche “sceriffi”, ma sembra francamente fuori luogo perché le loro armi non sono pistole, taser o manganelli, ma garbati inviti al rispetto delle regole.

Oggi è una giornata tranquilla. I ragazzi sulla spiaggia, sdraiati sui loro teli, assorbono i raggi di settembre per non perdere la tintarella. Gli assembramenti di agosto non ci sono più e Sara può rilassarsi e chiacchierare. “Lo sa che i più aggressivi non sono mica i giovani e i bambini: sono gli anziani! Quando gli chiedevo di stare meno appiccicati, i giovani chiedevano scusa e capivano, erano più i grandi che si offendevano”. Poi mi ha detto una bella cosa: “tutto sommato quasi tutti capiscono e collaborano, sa, in vacanza si lasciano un po’ andare, poi si ricordano che il virus non va preso sottogamba”.

Ma Sara è stanca, non parlatele di “moral suasion”, non può neanche sanzionare un comportamento e deve centellinare le chiamate alla polizia.

So di versare benzina sul fuoco quando le chiedo cosa pensa della manifestazione dei no-vax e no-mask a Roma. “Proprio alla Bocca della Verità dovevano farla quella sceneggiata? Io sono stata in gita a Roma con la scuola e la mano li dentro avevo paura di metterla. E loro? Vengano qui a riempirsi la bocca con i poteri forti. Glieli dirò io i nomi di chi quest’anno non è venuto in spiaggia perché è al cimitero”

Cari no-vax, no-mask, no-tutto, il potere forte qui si chiama Sara, porta a casa 300 euro al mese per 4 ore di “moral suasion” al giorno e ha perso il lavoro con il primo lockdown. La settimana scorsa ha accompagnato suo figlio quindicenne al pronto soccorso per un taglio al braccio. È rimasta fuori, delusa perché pensava di potergli stare accanto in quanto minorenne, ma ha rispettato le regole anti-covid.

Continuo la mia passeggiata e mi incoraggia vedere su ogni vetrina un cartello con sopra scritto “Si prega di indossare la mascherina prima di entrare”

Articolo originale del 12.9.2020: Sara, le mascherine e i poteri forti

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